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Paolo
Punzo




ROSEG


1937

Olio su tela,
cm 100x124


©Collezione Credito Valtellinese













Dalla metà degli anni ‘40 del ‘900 cominciano i lunghi soggiorni alpini di Paolo Punzo, pittore di origine bergamasca ma “naturalizzato” valtellinese: in Valfurva, ai piedi della parete nord del Pizzo Tresero in una vecchia stalla trasformata in “la baita del pittore”, e ancora in Valmalenco nell’antica casina di caccia sulle rive del Lago Palù, o a Chiareggio, al cospetto dell’amatissimo Monte Disgrazia.

In una concezione per nulla svilente della pittura come souvenir (inteso nel senso letterale del termine, ovvero “ricordo”), Punzo produce dipinti per una clientela cittadina e borghese che desidera rievocare, tra le pareti domestiche, l’emozione degli orizzonti delle proprie vacanze estive e invernali: quasi dei trompe-l'œil novecenteschi appesi alla parete e spalancati su panorami di montagne dai ben noti profili.

Probabilmente autodidatta, il suo fare pittura appare ancora radicato al modus operandi del naturalismo lombardo, dove il panorama diventa caratteristico e non meramente descrittivo, in quanto già prefigurato in partenza dalla mente del pittore, e condotto a compimento attraverso inquadrature e luci specifiche e caratterizzanti. Anche la cocciuta e anacronistica convinzione che per fare della buona pittura occorra necessariamente lavorare en plein airporta a collocare Punzo, per certi versi, tra i pittori del secolo precedente.

Questa veduta del Piz Roseg, dove il limpido laghetto delle Forbici diventa contraltare del cielo e del nevaio, mostra un possibile e diverso approccio interpretativo al tema del paesaggio alpino.
Qui l’artista intraprende un vero e proprio tour del force sul tema del colore bianco, che viene declinato in ogni sfumatura possibile, tramutandosi in puro godimento cromatico e tattile quando le superfici nevose incontrano le creste e gli affioramenti rocciosi.

 

         



Paolo Punzo (Bergamo, 1906 - 1979).
Fin dal 1928 aveva preso a frequentare le montagne della Valtellina, iniziando a dipingere scorci paesistici in Valfurva. Nascono così i suoi paesaggi alpini per lo più improntati a un paesaggismo epico e celebrativo della vetta e dell’ambiente d’alta quota. Estraneo al coevo dibattito sul Novecento, Punzo diventa così, in ambito lombardo, il “pittore della montagna” per eccellenza, grazie anche al suo legame col Cai - il Club Alpino Italiano. Punzo, tuttavia, non dipinge solo paesaggi alpini d’alta quota, ma anche soggetti floreali e ambienti urbani di montagna, di cui cerca di cogliere lo spirito e i segni dell’incipiente modernità attraverso uno stile sciolto e aperto alle novità espressive dell’arte contemporanea.










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