



Francesco Bosso
PRIMITIVE ELEMENTS 2019
PRIMITIVE ELEMENTS 2019
Stampa fotografica
©Collezione Credito Valtellinese
Le immagini che Francesco Bosso presenta all’interno del racconto PRIMITIVE ELEMENTS sono la messa in scena di un vissuto esperienziale, sintesi di un tempo che in sé condensa l’atto del vedere con la percezione del luogo, annegando nelle gradazioni e nei toni infiniti che vanno dal bianco al nero il flusso dei sentimenti che questo modus videndi comporta.
La forza di queste fotografie, isolate e osservate una ad una, consiste proprio nell’attrazione che esse esercitano verso lo spettatore, trasportandolo in una sorta di esclusiva intimità visuale.
“Vorrei spendere una parola in favore della Natura, dell’assoluta libertà e dello stato selvaggio, contrapposti a una libertà e una cultura puramente civili; vorrei considerare l’uomo come abitatore della Natura, come sua parte integrante, e non come membro della società.” Con queste parole esordisce Henry David Thoreau in una celebre conferenza tenuta dal filosofo e scrittore americano nell’aprile del 1851, parole che oltre un secolo e mezzo dopo potremmo applicare all’indagine fotografica di Bosso. La sua predilezione per gli elementi naturali corrisponde a un approccio verso di essi discreto, rispettoso e certamente curioso come dev’esserlo quello del fotografo che ostinatamente prova a rivelare una realtà “altra” che si cela dietro quella immediatamente visibile ai nostri occhi.
Attesa e contemplazione completano l’ordito su cui, attimo dopo attimo e tono su tono, va foggiandosi il tessuto di Bosso. L’attesa è parte fondamentale di quel sentire il tempo nel luogo prescelto. Ne è, se vogliamo, il prologo cerimoniale, una sorta di rito che pur replicandosi ogni volta porta in sé un’esaltazione religiosa che solo il fotografo può comprendere.
La contemplazione è un sentimento che partendo dello stupore e dall’emozione flemmaticamente emerge per trasformarsi -senza averne piena consapevolezza- in un vedere quasi metafisico, in un suggestivo e sperimentale percepire attraverso gli occhi. La fotografia di Bosso è fatta di tempo, di silenzio, di spazi conquistati e ordinati. Una consonanza di intenti che solo l’esperienza può rendere espressione compiuta.
Francesco
Bosso, (Italy, 1959) è uno dei principali
interpreti italiani del paesaggio e della natura selvaggia in bianconero.
Le sue opere sono caratterizzate da una sorta
di integralismo concettuale e creativo, in
costante tensione tra profondità analitica, creazione e spirito riduzionista, sottoponendole
a un lavoro di ossessiva sottrazione, riducendo le scene ai minimi
termini, perché il superfluo diventa
caos, confusione, sovvertendo il
contesto contemporaneo che va in tutt’altra direzione.
Dopo anni dedicati alle ricerche etnografiche
in diversi Paesi africani e in Cina – documentati nei due libri fotografici Swahili
- African Portraits e China Crossing, il paesaggio
naturale diviene il centro delle sue riflessioni, degli studi sugli effetti della luce.
La svolta inizierà nel 2012 con la
pubblicazione del volume “White World” dedicato alle mille
declinazioni e densità del bianco in natura.
Per poi proseguire nel 2014 con la
pubblicazione del catalogo “GOLDEN LIGHT”, una serie di scatti
nei quali l’autore concentra la sua ricerca sull’incredibile varietà e
maestosità della terra islandese.
Nel 2014 espone le sue opere al Museo delle Arti Visive di Spoleto,
l’imponente mostra è la somma di quasi 8 anni di lavoro e rappresenta un viaggio
nell’astrattismo tra fotografia panoramica e materia pittorica.
Nel 2015 Bosso partecipa alla 56^ edizione della Biennale di Veneziadove esporrà l’imponente trittico “ARRAYS”nell’ambito della mostra Present Nearness.
Nel 2015 nasce la serie "Last Diamonds” , maestosi iceberg artici
raccontati in chiave poetica. “Il global warming sta letteralmente
divorando i ghiacciai della Terra, sperando che queste emblematiche icone di
rara bellezza possano offrire allo spettatore un serio spunto di riflessione”racconta l’Autore.
Il
2019 è stato caratterizzato da due importanti esposizioni, prima al Museo Camera di Torino con il
progetto “WATERHEAVEN”,
successivamente al Palazzo delle Stelline di MILANO - Fondazione CREVAL con
l’imponente progetto “PRIMITIVE ELEMENTS” attraverso il quale l’Autore raffigura la
sua visione idealizzata della Natura.
Nel 2020/2021 “PRIMITIVE ELEMENTS” sarà esposta al Museo di Villa Pignatelli Napoli.
I suoi progetti espositivi sono stati
ospitati in istituzioni nazionali e internazionali come il Palazzo delle
Stelline di Milano, il Museo di Villa Pignatelli, Museo Archeologico di Aosta, Museo
delle Arti Visive di Spoleto, Museo Pino Pascali, Museo Camera di Torino, il Centro Culturale
Candiani (Venezia), il Museo Nazionale della Fotografia (Brescia) e il Cultural
Centre Museum di Hong Kong, M50 Space Gallery di Shanghai.
Creval-Gruppo bancario Crédit Agricole Italia promuove questo progetto di valorizzazione del capitale umano espresso dall’arte e dal pensiero profondo per una nuova sostenibilità ambientale e sociale.
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