
Ennio Morlotti
VEGETEZIONE
1960
Olio su tela,
cm 51x70,5
©Collezione Credito Valtellinese
Non finisce di stupire il volo parabolico che l’arte
di Ennio Morlotti ha compiuto nell’arco breve dello scorso secolo.
Sorta dalle ceneri del naturalismo postimpressionista e del chiarismo lombardo, la sua pittura si è, per certi versi, protratta e deformata fino a giungere agli esiti ultimi dell’Informale, dopo essere stata folgorata dall’esperienza della “Guernica” di Picasso. Sarà l’artista stesso a ricordare di averne portato delle riproduzioni agli amici più cari e di essere uno dei pochi artisti italiani ad averlo visto, quasi toccato davvero, quel dipinto-simbolo dal quale è partita
la sua vicenda artistica ed esistenziale “contemporanea”. Quest’ esperienza non ha però condotto Morlotti a rifiutare in toto il bagaglio artistico maturato in accademia, soprattutto con Achille Funi, e il sostrato culturale e paesaggistico della propria terra d’origine. Tra Lecco e il fiume Adda, Morlotti ha infatti dipinto alcuni paesaggi
che hanno cambiato radicalmente la lettura di quel territorio. Attraverso l’azzeramento della forma
e un’indagine profonda – citando Merleau-Ponty – della “pelle del mondo”, l’artista lecchese, con la forza di un colore sintetizzato fino allo spasmo, ha riscoperto i luoghi dell’infanzia, da cui era fuggito per la disperazione di non essere compreso. Attraverso il paesaggio e i suoi così tipici compendi botanici fatti di ulivi, granturchi e cactus, egli ha concluso per sempre la stagione impressionista, restando al contempo l’ultimo dei naturalisti, come lo aveva definito Francesco Arcangeli.
In “Vegetazione”, la pittura pastosa e densa di Morlotti, umida com’è di ocre, vinacce, verdi e blu, erge delle vere muraglie vegetali contro un cielo lapislazzulo e indifferente: come commenta acutamente Marco Valsecchi, davanti ad opere come questa non si può che rimanere storditi come insetti presi dall’intrico.
Ennio Morlotti (Lecco, 1910 - Milano, 1992).
Si iscrive
all'Accademia di Firenze, dovesi diploma con una tesi su Giotto, ottenendo il
massimo dei voti. Nel 1937 effettua un viaggio a Parigi dove vede le opere
originali di Cézanne e Picasso. Nel 1940 entra nel gruppo di Corrente,
seguendone l'orientamento espressionistico francese, da Van Gogh fino ai
Fauves. Nel 1945 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti ed effetta la sua prima
mostra personale alla galleria II Caminodi Milano. Negli anni '50 produce alcune tra le opere capitali dell'arte
informale, non solo italiana, ma anche europea, sicuramente collegate
all'esperienza di autori quali Wols, Fautrier, De Stael, ma anche Pollock e De
Kooning.
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