


Emilio Isgrò
OPERE
La cancellatura – segno, insetto, coagulo cromatico –
è il dispositivo per obliterare un testo o un’immagine
nel tentativo di attivare al massimo grado il suo potenziale comunicativo; il suo messaggio.
Ma cosa succede quando, oltre alle parole dei grandi testi delle scienze umane, delle religioni, dei codici civili, della cartografia e della letteratura, si decide di ‘cancellare’
l’intero globo?
Ciò è accaduto, nel 2019, a Venezia.
Poi, a seguire e in modo pervasivo, è accaduto nel nostro piccolo e fragile pianeta.
Pittore e poeta -
ma anche romanziere, drammaturgo e regista - Emilio Isgrò (Barcellona di
Sicilia, 1937) è uno dei nomi dell’arte italiana più conosciuti e prestigiosi a
livello internazionale. Isgrò ha dato vita a un’opera tra le più rivoluzionarie
e originali nell’ambito delle cosiddette seconde Avanguardie degli anni
Sessanta, che gli ha valso diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia
(1972, 1978, 1986, 1993) e il primo premio alla Biennale di San Paolo (1977),
oltre che ad altre importanti rassegne al MoMA di New York nel 1992 e alla
Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia nel 1994 e le antologiche al Centro per
l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2008, alla Galleria Nazionale di
Arte Moderna di Roma nel 2013, a Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa
Manzoni a Milano nel 2016 e nel 2019 alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Iniziatore delle
“cancellature” di testi, applicate su enciclopedie, manoscritti, libri, mappe e
anche su pellicole cinematografiche, Isgrò ha fatto di questa pratica il perno
di tutta la sua ricerca.
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