
Agostino Ferrari
OLTRE LA SOGLIA
2004
Acrilico e sabbia su tela, cm 160x120
Archivio Agostino Ferrari
L’opera gioca sul contrasto tra lo spazio bianco, noto, sul quale si concentra l’attenzione di chi guarda e su cui si snodano con precisione i segni nella loro molteplice articolazione e determinatezza, e un sottostante, profondo e ignoto nero, svelato attraverso un improvviso squarcio, ulteriormente messo in risalto da un rosso brillante che al contempo illumina la lacerazione e inquieta lo spettatore.
La relazione con la nuova sensibilità ambientalista consiste proprio nel sottolineare questa soglia di consapevolezza delle grandi sfide planetarie che le moderne conoscenze ecologiche ci pongono di fronte. Una consapevolezza acquisita negli ultimi decenni. Improvvisamente, se la osserviamo con l’occhio della “lunga durata” delle più sotterranee e inconsce dinamiche storiche.
Analogamente a quel nero ignoto, il millenario procedere dell’Antropocene nel suo modificare e vieppiù devastare l’ambiente è stato prevalentemente all’insegna del fare sociale inconsapevole. Come l’inconscio nell’individuo, questo procedere alla cieca ha talvolta provocato turbamento nell’umanità, quasi un campanello d’allarme, ma senza che fosse possibile identificare l’origine del pericolo.
Al contrario, le conoscenze scientifiche dell’ecologia ci offrono un quadro preciso della gravità e complessità delle questioni ambientali, ci portano alla coscienza le conseguenze del nostro agire. E al contempo ci suggeriscono gli strumenti sociali e tecnologici per un mutato rapporto Uomo/Natura. Affinché la nuova consapevolezza dei problemi si traduca in collettiva azione responsabile a favore del Pianeta e delle generazioni future.
Nel 1961 Agostino Ferrari espone per la prima volta in una
personale alla galleria Pater di Milano, in un clima pittorico italiano
largamente dominato dalla pittura figurativa e da quella informale. Decisivo per gli sviluppi successivi della sua ricerca
artistica è l’incontro con Arturo Vermi, Angelo Verga, Ettore Sordini, Ugo La
Pietra e Alberto Lùcia, che segna la nascita, nel 1962, del Gruppo del Cenobio.
L'intento era di arginare la posizione azzerante di Piero Manzoni e difendere
la pittura attraverso un minimo
sperimentale simbolico, individuato nel Segno. Sulla scia di queste
intuizioni, tra il 1962 e il 1964, il segno di Ferrari si trasforma in una
sorta di scrittura non significante: è il momento della serie di opere
denominate Segno-Scrittura.
Dopo l'esperienza nucleare, la scena artistica milanese si
era articolata fra i poli di Lucio Fontana e Bruno Munari, determinando la
costituzione di diverse correnti: gli Oggettuali, i Concettuali, i Cinetici e i
Segnici (il Cenobio). Tutti questi movimenti nell'insieme costituivano un nuovo
linguaggio pittorico alternativo a ciò che si era consolidato sul territorio
nazionale.
Quando si affaccia in America la Pop Art, l’interesse di
Agostino Ferrari per questa nuova forma di pittura lo porta a New York per sei
mesi in due stagioni successive, tra il 1964 e il 1966. Durante questi lunghi
soggiorni conosce Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Billy Apple, Jasper Johns.
Di queste esperienze, pur lontane dalla sua visione, risente la serie dei Labirinti,
quadri focalizzati sulla descrizione di concetti plastici.
La ricerca sul segno, quale si era definita nel momento
fondativo del Cenobio, però continua e si declina in nuove sperimentazioni. Tra
il 1966 e il 1967, Ferrari inizia la serie dal titolo Teatro del segno, opere che si
propongono l’obiettivo di superare la bidimensionalità del quadro e
trasformandosi in quadri-oggetto. L’artista vuole dare un’immagine più fisica
del segno, pensa che il segno debba assumere caratteristiche oggettive.
Quasi contemporanea è la serie dal titolo Forma Totale. Sono quadri che
rompono il limite perimetrale della tela e del pannello e che riescono a
dialogare sia internamente, tra frammento e forma totale, sia esternamente, in
un equilibrio armonico tra forme, segni pittorici e colori (bianco e azzurro).
La ricerca dell’artista è in questo momento prevalentemente a carattere
plastico, come scrive anche Lucio Fontana, nel 1967, nella presentazione a una
mostra di Ferrari.Sempre confrontando il Segno con le Forme ed i Colori e
cercando un dialogo tra questi elementi (un rapporto di accettazione, come si espresse
l’artista), Ferrari giunge alla creazione dell'Autoritratto (1975), che rappresenta
una sintesi delle sue teorie sul segno-forma-colore. L'opera è costituita da
una grande spirale percorribile scandita da 14 pannelli in legno dipinto (m
1,50 x 2,00) per un percorso totale di 21 metri. Del 1975 è anche l’elaborazione dell'Alfabeto, che Ferrari presenta in
America alla galleria d'Arte Moderna di Dallas.
Dopo un intermezzo durante il quale Ferrari torna a
concepire opere-oggetto,sempre riguardanti il Segno,
le Contaminazioni e il Teatro del segno II, nel 1981
inizia una nuova ricerca dove il Segno riprende con decisione carattere scritturale e ha come oggetto di
indagine la memoria (Lettere recuperate).
La fase si conclude con un periodo di “rifondazione”, in cui
il segno diviene totalizzante e inizia a
esprimersi in opere anche di grandi dimensioni: sono le opere dai titoliEventi, N.E.S.O -Nord Est Sud Ovest in cui
il segno è strutturato e orientato in diverse direzioni del quadro-, Palinsesti – tele nelle quali i
segni si sovrappongono-, Frammenti-in cui i segni si rompono su tutta la superficie del quadro creando forme
caotiche senza alcun pretesto compositivo- e infine le Maternità -dove il caos riprende
un centro-cosmo, quasi un attrattore attorno al quale riorganizzare il segno.
Dopo queste esperienze, Agostino Ferrari inizia a
confrontarsi col lavoro di Lucio Fontana con le opere dal titolo Oltre la Soglia. In esse viene
rappresentata pittoricamente una spaccatura nella tela, una zona nera che
individua uno spazio sconosciuto, analogamente a quello che Fontana aveva individuato
coi tagli e i buchi. Per Ferrari, però, questo nuovo spazio non ha il medesimo
significato che aveva per Fontana, ovvero un luogo da “raggiungere” ma, al
contrario, un luogo da cui partire per arrivare a uno spazio noto e nettamente
percepito.
I lavori successivi, dal titolo esplicativo Interno/Esterno, proseguono nel
solco tracciato, analogamente alla serie 4D,
opere (sculture) in cui viene incluso, rideclinando precedenti suggestioni e
ricerche, anche il senso della memoria in aggiunta alle tre dimensioni
spaziali. Alla produzione più recente appartengono i ProSegni. Qui il segno, che nasce
dal vuoto, si esprime in modo simbolico sulla superficie del dipinto, dal quale
conseguentemente fuoriesce, elevandosi e stagliandosi su tale superficie. Il titolo
ProSegno ha, molto significativamente e quasi a sintesi di una decennale
ricerca, il senso di “a favore del Segno” e contiene un gioco di parole col
termine teatrale “Proscenio”, con aperto riferimento alle passate esperienze
condensate nel Teatro del Segno.
Nei lavori attuali, ProSegni Segno-Forma-Spazio,
troviamo la presenza di un segno che si dispiega su di una forma che gli fa da
sfondo e supporto e che, a sua volta, s'inserisce in un frammento simbolico di
spazio (nero) che circonda la forma su tre lati. In quest'evoluzione dei ProSegni, il segno
interagisce con la forma e lo spazio in modo più completo ed esplicito. Lo
spazio non è più solo intravisto all'origine del segno, ma anche confine e
orizzonte della forma.
Agostino Ferrari vive e lavora a Milano.
Creval-Gruppo bancario Crédit Agricole Italia promuove questo progetto di valorizzazione del capitale umano espresso dall’arte e dal pensiero profondo per una nuova sostenibilità ambientale e sociale.
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